Dies academicus 2013

L’Istituto Superiore di Scienze religiose di Padova ha inaugurato il nuovo anno accademico martedì 19 novembre 2013, con la prolusione di p. Franco Imoda, gesuita, consigliere della Congregazione per l’Educazione cattolica e presidente dell’Agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità delle università e facoltà ecclesiastiche (Avepro), che è intervenuto sul tema Educare la persona tra identità e differenze.

Ad aprire il dies academicus è stato il preside della Facoltà teologica del Triveneto, Roberto Tommasi, che nel suo intervento di saluto (guarda il video ►) ha evidenziato i risultati del Rapporto di valutazione della qualità della Facoltà e dell’Issr di Padova stilato dall’Avepro (leggi il rapporto ►): «La verifica – ha detto – ha concluso che “la Facoltà sta bene”, sia pure con la segnalazione di alcuni aspetti da incrementare e migliorare, fra cui: il lavoro a rete e la condivisone fra i docenti, l’attenzione alla teologia “pratica”, il rapporto con le università statali e con l’estero, lo sforzo nella ricerca, l’attenzione a rendere più interattivi i corsi, il recupero di nuove risorse economiche». Il vescovo di Padova, mons. Antonio Mattiazzo, moderatore dell’Istituto, ha sottolineato l’importanza del ruolo dell’Issr nel formare docenti e persone per incarichi nella chiesa e nella società e ha spronato ogni studente a «metterci l’anima nello studio di una materia, la teologia, che non è come le altre perché porta a lanciarsi nel mistero di Dio: un’esperienza da fare e da saper comunicare agli altri» (guarda il video ►).

Ha preso poi la parola il direttore, Gaudenzio Zambon  (leggi la relazione ► o guarda il video ►), che ha messo in luce alcuni aspetti della vita dell’Istituto – che conta 200 iscritti e 42 docenti –, in particolare l’ambito di cui si occupa (le scienze religiose all’interno di una prospettiva teologica) e il suo rapporto con la Facoltà con cui è in collegamento accademico. Ha poi illustrato le linee di ricerca che quest’anno mettono a tema l’educare, a partire dal documento conciliare Gravissimum educationis, con un programma che prevede altri due momenti pubblici, a marzo e aprile 2014 (scarica il programma dei prossimi appuntamenti ►).

Affrontando il tema dell’educare nel contesto complesso attuale, Franco Imoda nella prolusione (guarda i video: prima e seconda parte ► o guarda le slide ►) ha fatto perno sulla Caritas in veritate di Benedetto XVI, che invita a leggere la crisi economica e la questione sociale di oggi all’interno di una crisi più profonda, antropologica, e su due delle sei aree evidenziate dal Convegno di Verona del 2006: la vita affettiva e la fragilità, che più di altre toccano il mondo dei giovani e di cui forse meno si parla. Passando poi attraverso l’analisi letteraria di un autore come Umberto Eco (che in Baudolino – secondo l’analisi di F. Castelli della Civiltà cattolica – distingue le caratteristiche del mondo in soggettivismo-azione-affettività), che trova conferma in Paul Ricoeur (frammentazione come mancanza di coerenza – depressione come mancanza di fermezza della libertà – disarmonia come complessità), Imoda ha sottolineato come «la crisi, più che essere periferica, raggiunge i fondamenti della persona».

Ecco allora la sfida di papa Francesco a formare cristiani «capaci di riscaldare i cuori della gente, di camminare con loro nella notte, di dialogare con le loro speranze e delusioni, di curare le loro fratture» perché, senza questo, «quale speranza possiamo avere per il nostro viaggio presente e futuro?». È necessario dunque passare dalle manifestazioni, dai sintomi, ai fondamenti, alle radici. Il fondamento è la formazione umana, che ha come fine una missione (in famiglia, in politica, nella società…), cioè inserirci nel mondo con delle idee e con un’anima spirituale. In questo processo è il cuore la parte dell’essere umano in cui si gioca l’autenticità della persona: «il pathos come dimensione antropologica e la soggettività autentica come via all’oggettività». Nel cuore gli estremi che ci abitano possono essere unificati.

Il cuore inquieto è affetto da paure e ansie che cercano risposta nell’avere, nel valere, nel potere; sono fragilità che però possono diventare aree di forza e di crescita, a seconda di come vengono trattate e organizzate nel nostro cuore. Come concepire allora il mistero della persona? «La preghiera di san Paolo agli Efesini (3,14-18) – spiega Imoda – ci illumina sulle dimensioni del mistero e sulla fragilità che ci costituisce come esseri umani in tensione fra la nostra vocazione a incontrare Dio e la nostra struttura umana; fra il dono di sé e il mistero di Cristo». Ciò dà origine a due tipologie di lotta nell’uomo: la lotta (religiosa) che è il confronto con Dio e quella (psicologica) che è l’incontro con ciò che siamo di fatto. «Qui si giocano il dramma del cuore umano e la sfida educativa, che si riassume nella capacità di dare un approccio dinamico e una unificazione fra queste due lotte per raggiungere un’identità cristiana che si esprima nel rapporto della persona con se stessa, con gli altri, con la società, col mondo».

Agli educatori si presentano tre modelli di pedagogia: salmico (pedagogia soggettiva che dà spazio al cuore del soggetto perché si esprima, ma non necessariamente si confronta col polo della trascendenza); sapienziale (pedagogia oggettiva, mira al valore, al dover essere, ma rimane non toccato il dramma del cuore); parabolico (pedagogia dell’interpretazione). Quest’ultimo modello cerca risposte concrete, ma non si lascia rinchiudere dalla domanda, piuttosto la trasforma, la approfondisce, cerca domande più radicali e apre nuovi orizzonti: è il procedere di Gesù. Ad Emmaus, ad esempio, insegna la verità, invia in missione (ed è la conseguenza dell’incontro educativo con Gesù), infiamma il cuore. Queste sono tre dimensioni che non possono essere separate e che si esprimono nei ministeri, anche laici: in ogni incontro siamo educatori o diseducatori, chiamati a insegnare ma anche a fare, guardando alle fragilità delle persone. «Per il cristianesimo tutto si svolge in un disegno di storia individuale e della comunità. Nella tensione fra progresso (desiderio di fare meglio) e declino (possibilità di fare peggio) c’è però una marcia in più: la redenzione, per cui anche il declino, poiché ci è stato dato lo Spirito santo, può diventare progresso. Dobbiamo comunque sempre tenere conto che come educatori cooperiamo a questo cammino – ha concluso Imoda – ma chi conduce alla soluzione non siamo noi».

Il dies academicus si è concluso con la consegna dei titoli accademici in scienze religiose: 28 diplomi; 2 titoli di magistero; 17 lauree; 4 lauree magistrali.

Paola Zampieri

Guarda le foto dell’evento ►

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