AppassioDante – n. 4

Piove la speranza, verdeggia la carità

 

Piove la speranza,

verdeggia la carità

Prof.ssa FRANCESCA FAVARO
Docente di Lettere al Liceo “Tito Livio” di Padova Vicedirettore del Centro di Ricerca “Lo Stilo di Fileta”

 

Nel corso della processione allegorica cui Dante assiste, giunto sulla sommità del Purgatorio, le virtù teologali, personificate, paiono indissolubilmente congiunte: le tre fanciulle, smaglianti di niveo candore (la Fede), di verde smeraldino (la Speranza) e di rosso acceso (la Carità), si muovono insieme, danzando, accanto alla ruota destra del carro che rappresenta la Chiesa.[1]

Il fatto che ciascuna delle tre virtù non possa esistere se non accompagnata dalle altre, in un reciproco inveramento, trova conferma, durante il viaggio oltremondano, allorché il poeta-pellegrino è asceso al Cielo delle Stelle Fisse. Lì egli viene infatti invitato a professare ciò che crede in materia appunto di fede, speranza e carità; sebbene i suoi interlocutori cambino, di virtù in virtù, l’argomento rimane in realtà il medesimo, e il discorso si articola e sviluppa senza vere pause. Si susseguono, nel ruolo di ‘esaminatori’,[2] gli apostoli e santi Pietro, Giacomo – o Iacopo – [3] e Giovanni, prediletti da Cristo e i nomi dei quali, annotano debitamente i commenti, il poeta scelse per i propri figli maschi.[4]

[1] Cfr. l’incipit del saggio Prove di fede (AppassioDante 3).

[2] Il cui intento consiste non certo nel sondare quanto già è loro perfettamente noto, visto che lo leggono nella mente di Dio, bensì nell’offrire a Dante la gioia di dichiararsi nella propria fermezza e integrità di Cristiano.

[3] Si tratta del figlio di Zebedeo, martire a Gerusalemme nel 62 d.C., il cui sepolcro in Galizia (Santiago di Compostela), all’epoca di Dante tra le principali mete di pellegrinaggio, rappresenta tuttora un frequentatissimo luogo devozionale. In onore del Santo, patrono di Spagna (la ricorrenza cade il 25 luglio), durante il secolo XI si iniziò a erigere, in conclusione del cammino percorso dai pellegrini, una cattedrale a lui intitolata; le reliquie di San Giacomo riposano nella cripta. Si è soliti definirlo ‘il Maggiore’ per evitare equivoci con un omonimo apostolo, figlio di Alfeo (detto ‘il Minore’).

[4] I profili di Pietro e Iacopo, che si dedicarono all’esegesi degli scritti paterni, risultano abbastanza nitidi; ben più controverse le notizie relative a Giovanni, sulla cui esistenza e legittimità di primogenito, tuttavia, gli studiosi si pronunciano ormai pressoché concordemente. Dall’unione con Gemma Donati Dante ebbe inoltre una figlia, Antonia, che – così riferiscono varie fonti – prese i voti nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi e divenne suor Beatrice. (continua a leggere)

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